La pancia del demone

15,00 

di Dario Vanedola

 

 

Eccomi, sono l’autore di questo romanzo.

In realtà non volevo dire nulla ma Mara, il demone, mi ha mandato un messaggio che… Insomma, ve lo giro:

 

“Ciao Dario, voglio che tu distribuisca il libro che mi racconta perché tutti devono sapere che albergo anche in loro. Se non lo farai entrerò nei tuoi sogni e farò in modo che tu non possa più scacciarmi!”

 

Quindi, vi prego, acquistatelo…

Salvatemi da Maraaaa!

 

Stomp… crash.. patapum…

 

‘orca miseria mi ha spinto giù dalle scale😵‍💫

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INTRO

 

C’era una volta un bambino di nome Pisi.

In realtà Pisi non era proprio un bambino, piuttosto potrei definirlo un angelo, un angelo che aveva sempre vissuto al di là di una sottile linea che divideva il reale dall’immaginario, quella linea così sottile e leggera che non si poteva neanche intravedere, una linea immaginaria fatta di una sostanza invisibile ma allo stesso tempo tanto resistente da non strapparsi neanche se un drago o un demone avesse tirato con tutte le sue forze.

Comunque: Pisi era a tutti gli effetti un bambino reale, nato da una mamma e un papà in quegli anni in cui degli angeli si parlava soltanto nelle preghiere. Venne al mondo nel modo più tradizionale possibile, e anche lui, come tutti gli altri bambini, cominciò subito a piangere nonappena sentì l’aria accarezzargli la pelle e si calmò soltanto dopo aver assaggiato per la prima volta il latte materno.

Pisi crebbe piuttosto in fretta; era magrolino e un poco fragile, apparentemente, ma aveva una forza così grande che qualsiasi cosa gli accadesse sapeva sempre trovare una soluzione.

Il suo papà era un omone gigantesco, duro come la roccia, tutto d’un pezzo, non sorrideva mai e se lo faceva… lo faceva a denti stretti.

Sua mamma invece era piuttosto minuta, dall’aspetto dolce e compassionevole, piena di amore da donare, di vita e di buone intenzioni.

A quattro anni Pisi sapeva perfettamente il motivo per cui era nato proprio lì, sentiva di avere una missione da compiere, non aveva ancora individuato cosa ma sentiva che era una missione molto importante.

Spesso si fermava a guardare il cielo e le nuvole disegnavano strani bozzetti, ma preferiva guardarlo di notte, perché in quel buio c’era il vero disegno, lì era scritto il suo destino, o, se vogliamo dirla tutta, lì stava scritta l’intenzione che Pisi trascriveva con la sua mente, una specie di foglio nero sul quale poteva scrivere tutto ciò che immaginava e che lui solo poteva vedere.

La vita di Pisi trascorse lentamente, finché un giorno accadde un fatto strano. Se ne stava lì seduto con in mano un pupazzetto lungo e magro quando sentì una voce sussurrargli all’orecchio. Pisi si spaventò così tanto da avere un sobbalzo, fino a quando capì che proveniva dal pupazzetto.

“Sono io” disse il pupazzo “sono Serafino!”

Pisi non credeva alle sue orecchie eppure non sentiva alcuna paura.

Per quanto assurdo e divertente, pare che Serafino fosse giunto lì proprio nelle vesti di un pupazzo con lo scopo di aiutare il suo amico a svolgere la missione, ma… nessuno dei due sapeva quale fosse!

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