Civiltà Celesti

15,00 

di Eleonora Cadelli

 

Il giovane Ayanti, in fuga dalle guerre che stanno distruggendo il suo pianeta, raggiunge sulla Terra suo padre Kadhvan. Scopre così che i suoi simili si fanno venerare come divinità dagli esseri umani e che anche lui dovrà prendere parte a questa finzione, che risveglia i suoi turbamenti più profondi.

Nari, una giovane vestale del tempio di Kadhvan, riceve l’immenso onore di essere scelta come nuovo oracolo del dio, ma deve affrontare un sofferto distacco e una perdita dolorosa.

I due giovani, entrambi in cerca di risposte, oseranno ribellarsi all’autorità che li schiaccia.

Riusciranno a sfidare l’ordine costituito per scoprire nuovi orizzonti dentro e fuori di loro?

 

“Civiltà Celesti” ha vinto il PRIMO PREMIO

al Concorso Letterario Nazionale Return to Fantasy,

in occasione del Salone Internazionale del libro di Torino 2024.

 

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Ecco un’anteprima del romanzo
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La fiamma della candela si piegò e si spense con uno sbuffo di fumo.

La donna aprì gli occhi cercando di afferrare gli ultimi istanti del suo sogno, ma si accorse presto che era uno sforzo inutile. Sbatté le palpebre rugose, si alzò dal letto senza esitazione e come sospinta da una forza invisibile percorse a piedi nudi il lungo corridoio in alabastro, sul quale l’orlo della sua veste scivolava senza emettere alcun fruscio. Dai dormitori privi di porte uscivano i respiri leggeri delle vestali addormentate e dalle finestre iniziavano a filtrare le prime luci dell’alba, che tingevano le superfici lisce di un tenue colore rosato.

L’anziana svoltò in un altro corridoio, tolse il chiavistello a una pesante porta di noce e si trovò sulla terrazza esterna. L’aria gelida del mattino la colpì al volto e alle mani e si strinse nello scialle di lana, avanzando verso la balaustra che dava sulla città. Socchiuse gli occhi e osservò lo spettacolo maestoso della città bianca estesa ai sui piedi: le case dai tetti piatti circondate da giardini, la grande piazza del mercato, la scuola di matematica, le accademie delle arti, le palestre, il foro, il grandioso anfiteatro affacciato sulla distesa infinita del mare. Verso sud, oltre l’imponente acquedotto e gli ospedali, il suo sguardo si posò sui campi coltivati e le umili abitazioni dei vazi, gli schiavi dagli occhi bui come la loro mente.

I primi raggi del sole rischiaravano il cielo da oriente, diffondendo i bagliori dietro le montagne dove sorgeva l’altra città… la loro città. Un brivido improvviso le corse lungo la schiena e alzò gli occhi verso le creste che si stagliavano scure nel cielo.

Eccola, sussurrò tra sé.

La piccola stella cadente tagliò l’orizzonte e sparì dietro le cime, come una scintilla che sfugge dal fuoco e si spegne invisibile, senza lasciare alcuna traccia di sé. L’anziana sospirò e si voltò. Davanti a lei si ergevano le alte colonne celesti del tempio di Kadhvan, che incutevano timore e al tempo stesso infondevano sicurezza agli uomini della città. Presto il theós avrebbe parlato, e lei sentiva già risuonarle nel cuore le sue parole.

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