Come un profumo

14,00 

di Massimo Notaro

“Conficcata come uno spillo nel cuore della provincia di Cosenza, Saracena è contesa tra lo Ionio ed il Tirreno e vi si alternano correnti secche ed umide che sferzano con precipitazioni intense l’inverno di qualche migliaio di anime, ancora orgogliose di volerla abitare. Vite che si adeguano ai ritmi delle stagioni, dei raccolti e delle consuetudini.

Il maresciallo Nicola Donato, nativo di Messina, rimasto prematuramente vedovo, ha l’abitudine di far visita al dottor Cosimo Monteverdi, il sabato sera dopo cena; costui, invece, di prender moglie non sembra aver affatto voglia.

I due si intrattengono quasi sempre a disputare un paio di partite a scacchi. Del resto, ad eccezione di qualche ubriaco da riaccompagnare a casa, non c’è molto da fare qui per i tutori dell’ordine pubblico… almeno fino alla fatidica primavera del 1960.”

Categoria:

Ecco un’anteprima del romanzo
Leggi, valuta e… diventa protagonista
Clicca sul pulsante “aggiungi”!

 

PRIMAVERA 1960

«Dottor Cosimo cosa gliene pare?» chiese il maresciallo.

«Mah… non saprei, non sono un medico legale e…»

«Certo lo so, quello ci sta raggiungendo dal capoluogo, ma conto sul suo intuito investigativo.» 

Il dottore passò dietro al cadavere.

«Direi che non dobbiamo aspettare la scientifica per conoscere le cause del decesso. A giudicare dallo spessore del manico, la lama deve essere molto lunga. Se si potessero perquisire tutti gli uomini del paese sarebbe molto facile scoprire il colpevole: l’unico che ne fosse sprovvisto.» 

«E per quanto riguarda il movente…» 

«Maresciallo, penso che il movente sia ancor più evidente del coltello. La bellezza e il fascino di quest’uomo sono oggettivamente indiscutibili e non possiamo dire che da quando don Sergio è tornato al paese se ne sia stato con le mani in mano. Un giorno gliene parlai e lui mi rispose raccontandomi la favola della rana e dello scorpione.» Il dottore tacque e il maresciallo, che evidentemente non conosceva Esopo, chiese:

«Cioè?» 

«Cioè che una cosa è l’istinto e una è la ragione.»

«Mi sembra di capire che lei si sia fatto un’idea molto precisa delle circostanze però… mi segua per favore. Guardi qua… – disse indicando la serratura della porta di ingresso. – Cosa ne deduce?»

«È molto strano!» 

«Di solito si scardina una porta per entrare, non per uscire» aggiunse il maresciallo.

I due rimasero immersi nelle loro riflessioni. Poi il maresciallo riprese. 

«Questa storia ha dell’assurdo. Viene da pensare che il sacerdote e il suo assassino siano arrivati insieme…» 

«E, dopo aver commesso il delitto, il colpevole se ne sia andato tirandosi dietro la porta, come per ritardare la scoperta del cadavere. Voleva dire questo, maresciallo?»

«Esatto! Ma come stavo dicendo al brigadiere, prima che lei arrivasse, rimane inspiegabile che per andarsene abbia dovuto spaccare tutto. Ma allora i due, dopo essere entrati in chiesa, si sono chiusi dentro? Non mi pare abbia senso: se l’assassino aveva già intenzione di agire, avrebbe badato piuttosto a lasciare tutto aperto per facilitarsi la fuga. E poi, anche i meno esperti sanno che queste vecchie serrature si aprono solo dall’esterno con la chiave.» 

«Osservando il corpo non possiamo dire che i due abbiano lottato ed è evidente che questo povero cristo si era inginocchiato per pregare, qualcuno gli è arrivato alle spalle e poi è fuggito chiudendo la porta dietro di sé. Mah! Chi ha trovato il corpo?»

«Zia Rosa! Non so di chi sia zia. L’hanno sempre chiamata così… In chiesa fa un po’ di tutto: apre le porte, sistema i fiori ma soprattutto, dicono, le piace girare tra i fedeli per raccogliere la questua» concluse il maresciallo.

«Vuol dire che anche questa zia ha le chiavi? Dunque le hanno in tanti: zia Rosa, il sacrestano e suo figlio Massimo, che escluderei a priori. Escluderei anche la zia… quanti anni ha e dove si trova in questo momento?»

«È qui accanto, in casa di vicini che la stanno rincuorando… è molto anziana.» 

Il maresciallo fece cenno al brigadiere di avvicinarsi. 

«Di Girolamo, come sta la zia?»

«Buongiorno dottore… eh maresciallo, la signora Rita ha esagerato con il cognac per tirare su la zia e questa, invece di riprendersi, si è assopita per ubriachezza.»

«Grazie, Di Girolamo. Beh – continuò il maresciallo – non importa, tanto tranne l’ora e il fatto di aver trovato il cadavere, non credo potrebbe aggiungere altro. Rimarrebbe il sacrestano, che escluderei allo stesso modo, per altro lo conosco bene.»

«Lo conosco anch’io, e da molto tempo, però le dico la verità: se m’interrogassero oggi sarei davvero incerto su cosa dichiarare sul suo conto.»

«Dottore – disse il maresciallo con sicurezza – il sacrestano ha sempre avuto a che fare con preti, suore… perché mai accoltellare uno di loro? Tutti lo conoscono come uomo devoto e retto. Non manca mai una messa la domenica. Non beve, non fuma, non… e poi che movente avrebbe avuto?»

«D’accordo, d’accordo! Rimane questo però – indicando il catenaccio demolito. – Chi può aver ridotto la serratura in questo stato?» Il maresciallo si sistemò il cappello come per riordinare le idee.

«Questo – continuò il dottore – sarebbe un caso per il giudice Dee.»

«Non conosco questo giudice di…» Il maresciallo pensò a uno dei tanti cognomi abruzzesi con il suffisso come il suo brigadiere Di Girolamo.

«Beh personalmente nemmeno io» esclamò il dottore sorridendo sotto i baffi.

«E se quella notte in chiesa ci fosse stata una terza persona?» aggiunse il brigadiere che nel frattempo si era avvicinato al suo superiore.

«Già!» esclamò il maresciallo. Che cosa direbbe in proposito dottore?»

«Direi che questa chiesa è più frequentata di notte che di giorno.» 

Il dottore salutò e uscì. 

Da quel momento in poi, le serate tra i due iniziavano sempre allo stesso modo: il maresciallo sistemava i pezzi sulla scacchiera, mentre il dottore versava da bere e formulava la domanda di rito:

«Allora, caro maresciallo, cosa mi racconta? Come procedono le indagini? Ci sono stati sviluppi?» 

Il maresciallo, che rispondeva più o meno sempre allo stesso modo, cioè poco o niente, un sabato sera aggiunse qualcosa.

«Sembra che qualcuno abbia visto due vagabondi aggirarsi per il paese in quei giorni. Uomini di fuori, che nessuno conosceva, quindi ancor più difficili da identificare. Dottore, so bene quanto lei sia appassionato di letteratura poliziesca, e credo di non farle dispiacere se… insomma perché non mi dà una mano a risolvere questo caso?» 

Recensioni

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Come un profumo”

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Carrello
  • Il carrello è vuoto.